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Negli archivi della RAI, quando la RAI democristiana faceva ancora i provini per valutare i nuovi talenti, sono conservati quelli del giovane Celentano. Oggi la RAI non ne fa più. Tanto poi entrano solo le amichette del politico di turno, rosso o nero. Forse era meglio quando si stava peggio…

Ma torniamo al giovanotto Adriano, piene di belle speranze. Nel ’60 è poco più che ventenne, è infatti del ’38 e figlio di genitori pugliesi emigrati, sorriso contagioso, imita sfacciatamente Jerry Lewis. E siccome sono gli anni di Elvis Presley, ovviamente la scelta musicale del giovane cade sul Rock & Roll. Insomma un’accozzaglia di imitazioni, ma con un’unica caratteristica originale e veramente tutta sua: il timbro della voce. Un timbro importante. Qualsiasi cosa, in bocca a lui, acquistava subito spessore. Davvero un bella fortuna avere una timbrica vocale così.Naturalmente del Rock & Roll non padroneggiava manco un po’ né la ritmica né lo stile. Ma chissene importa.

Il genere spopolava e lui fece il primo botto con 24000 baci Il tuo bacio � come un rock. Ma accanto al Rock univa un altro coraggioso stile musicale, magari un po’ provinciale, ma efficace e che era, poi, la sua cosa migliore: Il ragazzo della via Gluck, (una ballata ecologica e nostalgica, tema che rimarrà  costante nella sua vita) e Una carezza in un pugno Storie di vita vera, come oggi nessuno si azzarda più a cantare.

Oggi i testi dei cantautori pescano nel vago e traboccano solo della parola “emozione”, senza però farcela provare a noi ascoltatori. Celentano invece parlava di cose semplici, delle vecchie amicizie lasciate in periferia, della gelosia che trova soluzione in un cazzotto. Fino alle storie che ormai lo coinvolgevano nel presente: infatti appena si sposa una bella mora,Claudia Mori, lo racconta subito a Sanremo in modo sfacciato:La coppia pi� bella del mondo.  E, visto che sono gli anni delle lotte operaie, “Chi non lavora, non fa l’amore”.  Sfodera poi un Rap bellissimo, con 25 anni di anticipo, dal nome genialmente squinternato Prisencolineinsinainciusol 

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Non gli mancano certo le buone intuizioni e un po’ di genialità al ragazzo e infatti sarà un successo anche questo. Anche se, obbiettivamente, a sentirlo è chiaro che, ritmicamente, Celentano è quasi del tutto incapace. E’ invece capacissimo a cantare un brano di Paolo Conte, Azzurro, che interpreta senza far rimpiangere l’originale. Pensiamo per un attimo a questa canzone, Azzurro: musicalmente è una nenia ondivaga, un esempio di melodia senza la solita struttura canonica strofa-ritornello, come è pure “Margherita” di Cocciante. Ritmicamente è una marcetta un po’ imbecillotta. Mbè, se la canta uno che non è lui, “Azzurro” diventa subito una stronzata col botto. In bocca a lui, invece, diventa per miracolo una canzone profonda, una pensosa riflessione sulla vita:insomma questa è la caratteristica davvero più importante del personaggio Celentano: il suo timbro vocale.

Dalla metà degli anni ’70 e per tutti gli ’80 la produzione discografica sarà poca cosa, mentre comincerà una lunga frequentazione col cinema. Dapprima come attore, chiamato da Germi in “Serafino”, seguirà “Rugantino” (Corbucci) e  “Le cinque giornate” (Dario Argento). Per diventare egli stesso regista, sceneggiatore e sempre attore: tutte cose da dimenticare tranne forse “Yuppi du”.

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Finendo penosamente a fianco della più incapace delle attrici italiane, Ornella Muti. Per tornare alto nelle classifiche discografiche dovrà unirsi con l’altra icona della canzone italiana, Mina. Il CD è veramente molto mediocre ma le vendite vanno benissimo.

Un capitolo a parte, la Televisione, lo vedrà protagonista nell’ 87. Sarà uno degli eventi più popolari registrati in quegli anni. Adriano per decine di minuti, in diretta, cammina sul palco senza dire una parola. La tensione è alta e la domanda sul perché e su cosa stia pensando, attanaglia gli spettatori. Più di dieci milioni. Niente, non pensava a niente… Farà solo qualche monologhetto para-ambientalista a favore della foca-monaca in estinzione. Ma intanto con quei silenzi ha ottenuto più ascolti di tutti. Replicherà la cosa nel 2002 e nel 2005 con “Rockpolitick”. E' la volta del giochetto Rock-Lento, un elenco di persone che definisce lenti, quelli scemi, e rock, quelli che meritano il suo favore. E giù le solite canzoni rock del passato. Perché lui è rock. Anche se non lo sa cantare, il rock. Ma lui è convinto di sì e la gente gli dà retta ancora una volta.      

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 L’anno dopo sfornerà un altro CD con musiche di Gianni Bella e testi di Mogol. Assai poco Rock. E pure questo, abbastanza mediocre. Però, cantato da lui, sembra bello. Anche molto. Incredibile.

Insomma, di lui si potrebbe dire: oltre al timbro, boh, il niente assoluto. Ma la gente lo ha amato sempre. E io pure. Perché il suo sorriso è contagioso. E la voce pure...

(Federico Capranica)

 

 

 

 

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