Quando si ascolta e si studia il jazz vocale, il fraseggio è uno degli elementi che più definiscono lo stile ed il linguaggio. Ascoltare Carmen è sotto questo aspetto assolutamente illuminante.
Nata nel 1922, fa parte della generazione successiva ad Billie e Sarah, e con la loro influenza all’inizio della carriera si è dovuta confrontare, specie agli esordi con l’orchestra di Benny Carter, intorno agli anni ’50.
Nel corso della carriera ha sviluppato però uno stile assolutamente personale, che si basa più che sulla purezza del suono, sul cantare galleggiando “sopra” e “intorno” al tempo swing o ballad che sia, con delle variazioni e interpretazioni dei temi da brivido. Il risultato è una sintesi perfetta di classico e moderno, di canzone e di jazz, di tema e improvvisazione.
Ci sono molti dischi che penso siano bellissimi, tra cui il tributo a Thelonious Monk (imperdibile!) “Carmen Sings Monk”, una serie di perle con i testi aggiunti per l’occasione, Get it straight
Oppure lo stupendo disco in duo con George Shearing “Two for the Road”, con una meravigliosa More than you know oppure il tributo a Sarah Vaughan Black coffee
Dunque ascoltatela a “mazzetta” e, come per incanto, canterete meglio.
Piuttosto non abbiate paura di imitarla…tanto non si può.
(Pierluca Buonfrate)