E’ tra le nuove jazz vocalist sulla scena mondiale, bianca, bella, elegante, suona anche il piano..possiede tutte le qualità della popstar (marito compreso, visto che è Elvis Costello)
Popstar di classe, ma canta il jazz.
In qualche modo credo abbia aperto la strada, essendo sulle scene da molto più tempo, a fenomeni come Bublè, o alla stessa Norah Jones, scegliendo un genere (ingiustamente) considerato inadatto al grande pubblico.
In realtà ciò che canta la Krall sono le canzoni che si ascoltavano per radio negli anni 40 e 50.
Dunque è un “ritorno” al pop…
Questo apre la strada ad alcune riflessioni sul jazz.
Credo non esista un genere musicale attorno al quale ci siano più idee sbagliate o imprecise.Il jazz è un genere vastissimo ed estremamente vario dove coesistono tradizione, canzoni, ma anche intellettualismo e ricerca musicale. Molti studenti ad esempio cercano insegnanti jazz perché “serve” (tipo l’antitetanica) pensando che esistano solo Coltrane o Parker, o la musichetta negli ascensori, per poi magari capirne la bellezza e la vastità .
Ma pensate che quelli che amano i Rolling Stones o i Pearl Jam siano anche per forza amanti del Punk o del Metal ?
Nel canto poi, specie in Italia l’immagine del (della) cantante jazz è della miagolante-calante-jessicarabbit-sofisticated…niente di più deleterio!
Tornando alla Krall e ai suoi numerosi dischi all’attivo, credo che abbia dei pregi, specie quando affronta brani più “swing” I ve got the world on a string .
Un po’ meno, quando in uno stesso disco ci sono molte “ballads”; in queste rischia di essere monotona, le manca il fraseggio alla Carmen McRae…comunque per conoscerla un po’, vi consiglio “Love Scenes” (etichetta Impulse), oppure “Steppin out” (della GRP).
C’è anche un bel DVD con alcuni dei suoi concerti francesi che è interessante.
Il suo ultimo lavoro, in collaborazione con il marito, è un bel disco di brani originali (tranne la bellissima “Almost Blue”; sa di jazz ma anche di Bacarach e ovviamente di Elvis Costello, ascoltate The girl In the other room, che dà il titolo all’album…
(Pierluca Buonfrate)