Mark Murphy è senza dubbio un cantante di “svolta”: si piazza nella generazione di mezzo tra Tony Bennett e Kurt Elling, cantanti bianchi più jazzisti che crooner, che si sono cimentati sia nei brani classici del “songbook” americano sia nei pezzi più moderni, nel vocalese, negli adattamenti di pezzi strumentali per la voce...Boplicity
Nato e cresciuto nell’ambiente californiano di Jack Kerouac e compagni, ha sviluppato il suo stile intorno ad un modo unico di cantare il testo quasi recitando ed enfatizzandolo con un suono caldo, sensuale e avvolgente. Sentite che meraviglia…Moody s mood (tra l’altro faceva l’attore..)
Mark ha un modo unico di “suonare”, le consonanti , quasi trascinandole, usando tutta l’estensione possibile nelle variazioni al tema o nelle improvvisazioni, se tenti di imitarlo sembri subito un idiota, ma solo ad ascoltarlo già canti meglio…Blues in the night
Nonostante sia meno conosciuto, ha inciso una carrettata di dischi, alcuni più “commerciali” a cavallo tra il pop e il latin, altri indispensabili per chi vuole cantare jazz.
Tra gli indispensabili “RAH” , “Mark Murphy sings”, “the complete Nat King Cole songbook”, “Bop for Kerouac”, tutti della etichetta Muse.
Tra l’altro Mark Murphy viene in Italia quasi ogni anno per fare stages, ed è fortemente consigliabile seguirne almeno uno nella vita con annesso concerto. Chi vi scrive dopo l’ultimo ha “campato di rendita “per 1 mese…..
(Pierluca Buonfrate)