Confesso che scrivere su Michael Bublè è un lavoro più difficile di quanto si possa immaginare; in sostanza è un discreto cantante di pop con una bella voce specialmente nelle interpretazioni “soft”, che si è presentato al grande pubblico mondiale “swingando” e proponendosi come un “neo-crooner”, con un disco che ammicca agli anni ’50, tra rielaborazioni Elvisiane... Fever
standards jazz...Come fly with me e addirittura ammiccamenti al pop dei Bee Gees degli anni ’70 con tanto di “vibratoni...How can you mend a broken heart
Tra l’altro tra i produttori del disco c’è Paul Anka (quello di “Daianaa”), che di anni ’50 se ne intende…
Allora, dov’è il problema? Per farmi capire citerò un film che tutti conosciamo, “Non ci resta che piangere” con i grandi Massimo Troisi e Roberto Benigni. Come ricorderete Troisi, catapultato nel rinascimento, per conquistare le grazie di Amanda Sandrelli citava poesie e canzoni famose spacciandole per proprie (Yesterday…bon bon bon..)…
Ora tornando al giovane canadese, sono sempre in bilico tra il considerarlo una “sola” (“fregatura” per i non-romani), che si approfitta del fatto che pochi conoscono lo swing e grazie ad una bella faccia e un mega battage pubblicitario vende milioni di dischi, oppure ringraziarlo sentitamente perché , in fondo, grazie a tipi come lui, lo swing arriva alle orecchie di milioni di persone che altrimenti non lo avrebbero mai conosciuto.
Perciò viva Bublè (e abbasso Bublè)!!
P.S.
Una sola raccomandazione:quando sentite uno standard cantato da Michelino non ascoltate per nessun motivo, almeno a breve distanza, lo stesso brano cantato da Sinatra…
(Pierluca Buonfrate)