Una volta Gianfranco Lombardi mi disse: ”l’unica sfortuna di Tony Bennett è che è nato nello stesso periodo di Sinatra”. Credo che abbia ragione.
Antonio Benedetti, il suo vero nome, (vi state convincendo che una bella fetta della storia del Jazz l’abbiamo fatta noi?) è figlio di italiani che vivono a New York, studia per diventare grafico e illustratore ma ha uno zio che lo porta in giro per spettacoli a dispetto della “famiglia” che vuole fare di lui una persona seria.
Comincia a cantare, come tutti, il repertorio della canzone popolare americana e i brani che lo portano al successo sono “Chicago” e…I left my heart in San Francisco, brani che continuerà ad eseguire nei suoi concerti.
Bennett si distingue dagli altri cantanti coma Sinatra o Nat King Cole per un timbro particolare, graffiato e piacevolmente rauco, che usa su una notevole estensione specie verso gli acuti che sono forti e squillanti, con una sensazione di “compressione” del suono da brivido…Anything goes
La collaborazione con Count Basie lo fa “sterzare” nella direzione dello Swing (anche se va detto che all’epoca queste distinzioni per un cantante non erano così rigide…) ma la sua discografia da lì in poi è enorme, così come tantissimi sono i concerti che fa in giro per il mondo.
Dopo la crisi dello swing e dei “crooner” degli anni ’70, Bennett è tra quelli che meglio riprendono il passo, con una produzione di dischi continua, tra cui diversi dischi bellissimi di duetti, (eccezionale in “Bennett & friends Bennett sings the Blues”il duetto con Stevie Wonder)
…Everyday I have the blues e un magico disco live del 1993 a MTV, dove col trio di Ralph Shannon, vince l’MTV Unplugged Award, tra una folla di giovanissimi in delirio....alla faccia della musica “vecchia”!
Dischi da ascoltare: l’omaggio a Sinatra “Perfectly Frank”, il primo dei due dischi in duetto con Bill Evans “The Tony Bennett Bill Evans album”, “MTV Unplugged”, e direi una raccolta antologica a scelta (magari della Columbia Records, la sua casa discografica).
(Pierluca Buonfrate)