“ITALIANA IN ALGERI”: Teatro alla Scala di Milano 1954
Direttore: CARLO MARIA GIULINI
Aria: Cruda sorte! Amor tiranno!
Per il ruolo di Isabella ho scelto, in una rappresentazione del Teatro alla Scala di Milano del 1954, diretta da Carlo Maria Giulini, Giulietta Simionato, grande interprete
Dizione perfetta, scansione delle parole ineccepibile, zone di passaggio pulite, cantabile dolcissimo e flautato, agilità lucide e splendenti, come perle, che brillano nel mare di note rossiniane e che non hanno nulla da invidiare all’amalgama dell’orchestra di Giulini sempre attento a non slabbrare i suoni dell’orchestra, lasciando veri interpreti di eventuali cadenze sempre e solo i cantanti.
Insomma tutto studiato a tavolino, come una partita a scacchi, giocata non da freddi talenti russi ma da “calienti” italiani che vincono si pur con sobrietà ed eleganza e soprattutto con modi che si addicono ad una donna di tale caratura timbrica ma giocata con veemenza scenica sfavillante.
Due parole sulla vita di….. Giulietta Simionato
Nata a Forlì il 12 maggio 1910, appartiene alla storia del “bel canto” per il suo grande senso del teatro e per l’innata musicalità che l’ha sempre contraddistinta sui palcoscenici del mondo.
Dopo essersi messa in luce con le splendide interpretazioni di “Mignon” e “Così fan tutte”, ha saputo cogliere nei vari personaggi le peculiarità di ogni compositore, studiandolo anche dal lato umano. Chi non ricorda l’interpretazione lucida ed incisiva ne “Orfeo ed Euridice” di Gluck del 1959, sotto la direzione di Herbert von Karajan con il coro dell’Opera di Stato e l’Orchestra Filarmonica di Vienna. Inoltre della Simionato possiamo sottolineare il carattere aperto e contemporaneamente rigoroso, che dimostra un completo professionismo.
Il timbro scuro e drammatico della sua voce ben si adattava ai numerosi personaggi delle opere settecentesche; infatti ne “Il Matrimonio segreto” di Cimarosa nella rappresentazione del 1950 al “Maggio Musicale Fiorentino” sotto la direzione di Ermanno Wolf-Ferrari, la Simionato ha dimostrato il possedere una vocalità agile e discorsiva che metteva in risalto il fresco stile napoletano.
Al di là di questi ricordi, non si può dimenticare il repertorio rossiniano che fu uno dei suoi “cavalli di battaglia”. L’interpretazione del “Barbiere di Siviglia” del 1956, sotto la direzione di Alberto Erede con il Coro e l’orchestra del “Maggio Musicale Fiorentino”, riprodotta in disco, dimostra, ulteriormente, la duttilità della sua voce. Anche la rappresentazione scaligera sempre del “Barbiere” con la direzione di Victor De Sabata nel 1952 ha visto come protagonista una fresca Simionato, la quale è riuscita a rileggere profondamente e con acuto senso del teatro il personaggio di Rosina.
Che dire de “Il Trovatore” di Verdi nell’edizione del 1956 sempre per il “Maggio” insieme a Renata Tebaldi oppure in quella del 1964 con la direzione dell’indimenticabile Thomas Schippers per il Teatro dell’Opera di Roma. Tutte preziose testimonianze di un momento magico del melodramma. L’Aida, il Falstaff sono state altre significative interpretazioni che hanno documentato la frenetica attività dell’artista, presente in tutti i più importanti teatri del mondo, invitata per la sua voce dotata di una duttilità rara e sorretta da un’eccellente tecnica.
La “Carmen” di Bizet, nella versione scaligera del 1955 con la bacchetta di Karajan, è rimasta scolpita nella letteratura operistica come una delle “Carmen” più tragiche e nel contempo più romantiche e sensuali, un valido ed unico esempio di equilibrio dei sentimenti in questo tormentato personaggio bizetiano.
Anche il periodo verista fu uno dei più amati dalla cantante ed in “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni troviamo ben disegnati la fierezza e la passione del personaggio che si uniscono in una perfetta osmosi ad un’intensa colorazione della voce.
A tal proposito bisogna ricordare la rappresentazione del 1955 alla Scala con la direzione di Antonio Votto. Come si può notare, Giulietta Simionato ha contraddistinto un’epoca, inaugurando un nuovo tipo di rapporto con il palcoscenico, basata sulla fusione della voce con il gesto, studiato, controllato e sostenuto da una preziosa intelligenza analitica.
(Ida Decenvirale)