Quando si descrive un personaggio come James Taylor si rischia sempre di essere troppo riduttivi. Lui può cantare di tutto, dal Soul al Blues, dal Country al Jazz, alla melodia più intimista come nessun altro sa fare. Il suo stile musicale è un originale non ben definito cocktail di generi musicali diversi che si fondono ed escono da una splendida chitarra, lontano da tutti gli altri cantautori americani dei classici tre accordi…
A volte la sua musica sembra contraddire la sua immagine, ma Taylor rimane, per la gente che lo ama, il poeta con la chitarra acustica che canta le sue altalenanti depressioni.
James Taylor nasce a Boston nel ’48 da una famiglia agiata del New England. La sua è una adolescenza tormentata, obbligato dai suoi a frequentare il prestigioso college del Milton Accademy, è spesso preda di forti disturbi dell’umore, e per questo viene ricoverato in un ospedale per malattie mentali a soli 17 anni. Nel marzo del ’67 James lascia l’America e si trasferisce a Londra, nel quartiere di Notting Hill Gate e lì viene scoperto dallo scaltro produttore Peter Asher, che lo porta alla corte dei Beatles.
Paul Mc Cartney intuisce subito il talento del giovane americano e gli produce, nel ’68 il primo album (intitolato semplicemente “James Taylor”). Il disco non va bene, anzi passa inosservato dai giovani inglesi, forse troppo distratti a seguire i miti di casa propria. Ma il disco è un buon lavoro, che contiene tra l’altro la splendida canzone autobiografica “Carolina in my mind”.
Dopo il deludente esordio discografico in terra inglese, James ritorna in America e inizia per lui un’era fatta di droga e problemi psicologici con la conseguente risoluzione del contratto con la Apple (la celeberrima etichetta discografica dei Beatles). Ma il suo produttore Peter Asher crede smisuratamente nel suo talento e lo segue fino a New York, dove si stabilisce.
Intanto James passa ad un ricovero all’altro, ma finalmente nel natale del ’69, Ascher strappa un contratto con la Warner Bros e Taylor firma il suo secondo album “Sweet baby James”, che contiene il singolo “Fire & rain”, brano di immediato successo che descrive il suo vizio per l’eroina e le esperienze dei vari manicomi.
Nel ’71 esce ”Mud Slide & the Blue Horizon”, nel quale canta la sua più famosa canzone: You've got a friend, scritta per lui dalla cantautrice Country Carol King. Il suo successo è planetario e da lì in poi saranno solo successi, e ogni disco una perla. (Vi ricordiamo che"You've got a friend" é tra le nostre basi, a vostra disposizione, in versione sia maschile che femminile).
Nel ’72 sposa la bellissima cantante Carly Simon (vedere anche la sua biografia) e diventeranno la coppia più altamente retribuita del mondo dello spettacolo, dopo Richard Burton e Liz Taylor.
Nel ’74 esce uno dei suoi più bei singoli, “Don’t let me be lonely tonight”, dove c’è uno splendido assolo di sax tenore si un “certo” Michael Brecker, scoperta straordinaria di James Taylor che poi rimarrà suo buon amico. E infatti Brecker nel 2001, ormai jazzista affermatissimo, lo chiamerà a cantare questo brano, nel suo disco “Nearness of you”, prodotto da Pat Metheny. Non perdetevi questo capolavoro.
Negli anni ’70 e ’80 James Taylor sarà assoluto protagonista nelle classifiche discografiche mondiali, riuscendo sempre a distinguersi e rinnovarsi con la sua inimitabile eleganza compositiva e interpretativa.
Amato da tanti grandi suoi colleghi, è l’uomo che ha dettato più di ogni altro artista al mondo:l’ hanno voluto nei loro dischi, Sting, Stevie Wonder, Art Garfunkel, David Crosby, Mark Knopfler, Paul Simon e recentemente il grande “Genius” Ray Charles. Ha detto di lui Sting, in una recente intervista “sono il più grande fan di James Taylor, lui è il maestro della melanconia, nonché il cantante più intonato che abbia mai sentito, anche dal vivo”.
L’ultimo disco, pubblicato nel 2002, “October road”, semplicemente splendido, è stato presentato per la seconda volta l’estate scorsa all’auditorium di Roma (luglio 2004). Esecuzione perfetta, nei suoni e nel canto, una maniacale identicità dell’opera discografica. Chi svolge questa professione, sa quanta differenza corre tra un lavoro di registrazione e uno spettacolo dal vivo. Beh, per lui non c’è alcuna differenza.
Durante questo tour”October road 2004”, ho avuto la clamorosa fortuna di conoscere questo incredibile personaggio, artista veramente unico, e la mia ammirazione per lui è diventata illimitata, palesandogli che oprmai ero affetto sempre di più da malattia seria: la Jamestaylorite… Troverete tutto nel doppio CD dal vivo della Columbia “James Taylor Live” del ‘93. E anche nell’altro bellissimo “Hourglass” del ’97, sempre della Columbia.
(Remo Silvestro)
Note della redazione
Per fare questa scheda ho cercato Remo Silvestro, che più di ogni altro ama e conosce Taylor. Quella sera, a casa sua, mi ha completamente rimbambito facendomi sentire 600 dischi, le foto, gli aneddoti. E poi ha preso la chitarra e ha cantato le altre 400 canzoni di Taylor di cui non trovava al momento i CD. Chiudi gli occhi e ti sembra di stare davvero con lui. Insomma un godimento pazzesco. Beh, visto che Remo porta in giro uno spettacolo tutto dedicato al suo idolo James Taylor, vi consiglio di non perdervi questo momento. E un’ultimissima chicca mia personale su Taylor. Sentite Traffic Jam Straordinario Rapper meglio di tanti di oggi, e pensare che lui lo faceva già 35 anni fa… Un po' immodestamente la facciamo anche noi del Coro Altravoce, cantata da Pasquale De Matteo: http://www.youtube.com/watch?v=Ipdw5nPdTJQ
(Federico Capranica)