E’ una forma di finzione scenica, a mio avviso la più inverosimile, oserei dire quasi paradossale. I personaggi, protagonisti e non, travestiti e camuffati nei modi più strani, cantano le proprie passioni e sventure in un’atmosfera surreale che a molti appare inverosimile, ridicola!
Esempio? Come può un pover’uomo, trafitto a morte dalla spada del suo nemico, morire cantando a gola spiegata? Oppure, come può un medico dopo una visita fatta alla paziente, comunicare alla poveretta che la malattia non le lascerà scampo, intonando un’orecchiabile melodia? E’ cattiveria o un’opera buffa? Purtroppo non è Rossini. E ce ne sono di esempi!
Eppure nonostante questi severi giudizi da critici “post moderni”, la magia dell’opera continua a mietere migliaia di consensi in tutto il mondo, la Scala, l’Arena di Verona, lo Sferisterio di Macerata, coinvolgendo un pubblico sempre più vasto.
Perché vi chiederete! L’opera lirica, è la forma d’arte più prodigiosa che io abbia mai visto, il meccanismo più complesso concepito dalla mente umana, il sogno antico di un’opera d’arte assoluta, tanto cara a Wagner, mossa da macchinari mastodontici e scenografie immense che vede interessati anche grandissimi registi del cinema. Essa racchiude in sé poesia, dramma, scenografia, costumi, mimica, recitazione, danza, canto e musica strumentale.
L’allestimento di un’opera è un lavoro enorme, che richiede la collaborazione di tante persone: dai cantanti al direttore d’orchestra, i musicisti, il maestro del coro, i danzatori, e ancora il regista, gli scenografi, i pittori, le comparse e tutti gli altri collaboratori che operano dietro le quinte; insomma un vero e proprio esercito. Ed alla fine? Uno spettacolo unico, senza uguali, in cui il canto, nella sua forma più pura, ricca ed espressiva, è il grande assoluto protagonista.
(Ida Decenvirale)