Come è composta un’opera?

Aria. E’ una forma melodica di carattere lirico che esprime sentimenti o che commenta un episodio. In questo momento dell’opera, è la musica che la fa da padrona su tutto, anche sulla parola, perché molto spesso, il canto implica lunghi e complessi "vocalizzi", affidati alle capacità  virtuosistiche dei cantanti, in cui il protagonista dà il meglio di sé, della sua voce. …e delle sue passioni.

La sua forma cambia a seconda dell’epoca, e dello stile del compositore. L’aria, o romanza, è una vera è propria forma musicale completa, del tutto indipendente dal resto dell’opera anche eseguita separatamente in concerto. Era la prova del fuoco per la creatività del compositore e, per il virtuosismo del cantante, in alcuni periodi storici.

In pieno Settecento, quando si eclissavano un pò le opere buffe, la distinzione tra recitativo e aria era netta e l’aria rappresentava il climax di ogni scena. Con l’avvento dell’opera romantica, si perde la distinzione dei contesti per creare un’unica melodia che non interrompe la continuità dell’azione.

Nell'Ottocento il termine "aria" viene sostituito anche con ballata, romanza, cavatina e cabaletta, cantabile, e si tende ad abolire il carattere "chiuso" della struttura, rendendola più duttile all’andamento delle parole.

Arioso. E’ uno stile di canto dove le parole vengono pronunciate molto chiaramente e dove la musica segue l'andamento delle frasi, dando importanza alle parole. E’ una forma lirica che nasce al termine di un recitativo, ne conserva il suo carattere e l’andamento ritmico oppure lo interrompe per introdurre il sentimento intimo di un personaggio, del recitativo, però la musica comincia a prevalere sulle parole.   Nell'opera tradizionale "napoletana" l'arioso poteva essere posto fra il recitativo e l'aria.

Nell'opera romantica si fonde con il recitativo quando questo viene "declamato" e talvolta prende il posto dell'aria.

Cavatina. Forma musicale con cui un personaggio si presenta per la prima volta al pubblico, nel corso dell'opera, qualora questo intervento abbia caratteristica di sfoggio di bravura. Indica anche la prima parte di un’aria, particolarmente semplice e cantabile, in contrapposizione ad una seconda parte, fatta di agilità,  chiamata “cabaletta”.

Recitativo. Tipico momento musicale, io penserei a Mozart, in cui si intona con chiarezza una nota per ogni sillaba, , seguendo le inflessioni naturali della pronuncia e della frase. Qui si assiste all’assoluta valenza della parola sulla musica, escludendo qualsiasi intervento virtuosistico.

Il recitativo può essere "secco", cioè accompagnato solo dagli accordi del clavicembalo, o "accompagnato", appunto da tutta l'orchestra. Nel corso dell'Ottocento scompare il recitativo secco mentre il recitativo accompagnato venne chiamato "declamato", per la grande evidenza passionale e drammatica che vi si delinea al suo interno. Declamato ossia dialogo, svolgimento dell'azione. Nasce anche il “parlato melodico”, quello che nel Settecento veniva chiamato “recitar cantando” , che esprimere un’azione o espone una situazione, infatti la parola ha il predominio sulla musica. In molte opere buffe del Settecento e dei primi dell’Ottocento il recitativo non viene accompagnato da tutta l’orchestra ma in genere da un singolo strumento, per delineare la forma declamata, anziché cantata. Non sono ammesse ripetizioni di parole o strofe e i vocalizzi sono rarissimi e di carattere conclusivo.

Romanza. Nell'Ottocento la romanza sostituisce l’aria, e si differenzia solo per l’ intonazione patetica e di carattere amoroso e sentimentale.

Vocalizzo. S’intende una serie più o meno lunga di note cantate sulla stessa vocale.

Concertato. Nell’ottocento è un forma musicale piuttosto  estesa ed elaborata, con intervento congiunto di più voci soliste e spesso del coro. Collocato generalmente in funzione drammatica a conclusione di un atto d’opera.

Duetto. E’ un episodio che coinvolge due cantanti protagonisti, a prescindere dal rilievo e dalla complessità del contesto sinfonico.

(Ida Decenvirale)

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