Nel 500 il registro di contralto era affrontato solo da falsettisti maschi, in seguito sostituiti dai castrati o contraltisti.
Il castrato è un cantante maschio che prima del periodo di mutazione della voce, subiva un intervento ai testicoli che bloccava il processo di cambiamento da voce bianca a voce virile. La voce bianca, è tipica dei ragazzi, dai sei/sette anni, fino alla pubertà, che implica una mutazione della voce, tanto è vero che il registro bianco si trasforma in registro virile, invece la voce femminile, acquista un timbro più pieno e maturo. Questi soggetti possedevano qualità musicali, agilità e potenza nettamente superiori alle voci femminili, e la loro estensione vocale è veramente notevole, infatti divennero nel Settecento virtuosi ricercatissimi dai teatri d’opera, come il celebre Farinelli.
Il fenomeno dell’evirazione risale alle pratiche rituali dei sacerdoti delle religioni mediterranee, che si sottoponevano alla castrazione, convinti che un corpo asessuato avvicinasse l’uomo alle divinità, ed i primi cantori castrati vissero forse in estremo oriente nel dodicesimo secolo.
Questa moda si diffuse in Europa nel 1600 con la musica barocca. Fu allora che invece delle donne e dei fanciulli, la Chiesa cattolica cominciò ad usare i “falsettisti” e poi i castrati per le parti più acute di soprano e contralto. La ragione di questa scelta fu sia di tipo teologico, dato che la Chiesa vietava alle donne di cantare durante le funzioni liturgiche, che di tipo oggettivo, dato che le voci bianche, i bambini raggiungevano rapidamente il periodo di muta della voce, quindi erano soggetti ad un riciclo continuo e dispendioso da parte della stessa Chiesa ed i falsettisti cantavano in modo troppo stridulo.
Quindi le parti acute vennero affidate fin dalla fine del 1500 ai castrati, e numerosi bambini italiani furono "sacrificati" per sostituire le voci bianche con quelle dei castrati, dato che alcuni di questi cantanti potevano diventare famosi e arricchirsi facilmente come Farinelli, ma si correva anche il rischio di creare veri “mostri” ossia cantanti falliti dall’aspetto grottesco a causa della loro l'obesità, costretti a recitare parti secondarie in opere buffe. Dai teatri romani la richiesta di cantanti evirati si allargò ai teatri pubblici italiani e di gran parte dell'Europa.
Molti criticarono e denunciarono questo costume come barbaro e perverso, infatti Diderot e D'Alembert ne parlarono nella loro Encyclopèdie. Dalla metà del Settecento il melodramma subì un’ inesorabile declino e sparì del tutto nel XIX secolo. L'epoca dei castrati si concluse con Alessandro Moreschi, cantore della Cappella Sistina, detto l' "Angelo di Roma".
CARLO BROSCHI DETTO FARINELLI:
una moda del Settecento
Nato ad Andria nel 1705 da una famiglia di musicisti e funzionari del re di Napoli, Carlo Broschi detto Farinelli, perde il padre a soli dodici anni. Forse a quel tempo era già stato sottoposto alla castrazione, in caso contrario la responsabilità dell'intervento è da attribuire al fratello Riccardo divenuto il capofamiglia.
Broschi prendeva lezioni di musica dal maestro Nicolò Porpora. La famiglia Farina gli offrì un aiuto economico enorme per intraprendere i suoi studi musicali, infatti da qui il soprannome Farinelli). Sotto la guida del suo maestro debutta a Napoli nel 1720 con la serenata Angelica e Medoro.
Durante il soggiorno a Roma è nata una leggenda su una possibile gara tra Farinelli ed un suonatore di tromba: i due avrebbero inscenato una contesa musicale basata sulla resistenza, infatti giunti ad una acutissima nota il trombettista cede sfinito, mentre Farinelli prosegue fra le ovazioni del pubblico.
Carlo Broschi diviene famoso per: il suo timbro vocale molto gradevole, l’ estensione e la tenuta di fiato invidiabili, e per le sue "messe di voce", cioè quei suoni che da pianissimo crescono d'intensità fino a diventare fortissimi ed in seguito decrescere nuovamente. Ma Farinelli, ciò nonostante suscitò alcune critiche, fra cui, quelle di Carlo VI d'Asburgo, il quale diceva che Farinelli sapeva solo stupire il pubblico, ma non commuoverlo.
Dopo grandi successi in Italia e a Vienna, Farinelli arriva in Inghilterra dove eseguì uno spettacolo la stessa sera in cui è in cui doveva esibirsi il musicista Händel. Il teatro in cui si esibisce Farinelli era pieno, mentre quello di Händel completamente vuoto.
Il successo di Farinelli è strepitoso, e mondano, al punto da far pronunciare ad una estimatrice la storica frase: “Un solo Dio, un solo Farinelli".
Ma dopo anni di successi Farinelli comincia a stancare il pubblico londinese, così raggiunse Madrid, chiamato dalla regina di Spagna che riteneva il canto di Farinelli una possibile cura per la malattia che affliggeva il marito, una grave forma maniaco depressiva. Per questo Broschi si esibiva in esclusiva ogni sera.
Infine, il falsettista, a trentadue anni, si ritirara dalle scene e comincia ad occuparsi dell’organizzazione della musica di corte. Fino alla morte del re di Spagna, Farinelli intona tutte le sere le stesse canzoni per rimediare all’insonnia regale; in seguito continuerà a farlo anche per il nuovo re afflitto da disturbi simili a quelli del padre.
Dopo ventidue anni presso la corte spagnola, Farinelli, ormai ricco, si trasferisce definitivamente a Bologna; qui la sua casa adorna di opere d’arte diviene meta di musicisti, intellettuali e nobili, come il libertino Giacomo Casanova…il giovane Wolfang Amadeus Mozart, che stimava moltissimo il grande cantante del Settecento.
(Ida Decenvirale)