Il termine sempre al maschile, cioè il soprano, indica la più acuta delle voci femminili. Di rado, si pensi ai paesi nordici, il registro di soprano può essere sostenuto da falsettisti maschili, già molto diffusi, nel 500 e più tardi sostituiti dagli evirati (sopranisti). Si pensi che per consuetudine nel melodramma il registro di soprano, come quello di contralto, era affidato all’evirato. Ma alla fine dell’800 con la scomparsa dell’evirato, nel canto operistico, il ruolo del soprano rimase di esclusivo dominio della voce femminile, distinguendosi in:
Soprano drammatico. Voce robusta e pastosa, dal timbro scuro e di intenso volume basato sulla zona centrale del registro e portato agli accenti forti ;
Soprano leggero. Voce acuta praticane anche la zona sovracuta, detto anche di agilità o di coloratura in quanto, fornito di capacità virtuosistiche, limpida e cristallina adatta ai gorgheggi, dal timbro chiaro.
Soprano lirico. Adatto ad una spiegata contabilità che spazia, dalla zona centrale a quella acuta, voce e timbro intermedio.
Dalla mescolanza dei caratteri tre tipi fondamentali di soprani, dall’affermarsi di particolari stili, e grazie ad ulteriori colori derivano altre distinzioni: soprano falcon, soprano drammatico d’agilità, soprano lirico-leggero, lirico-drammatico o lirico spinto, s. wagneriano, verdiano, verista, etc
(Ida Decenvirale)